Ho avuto la fortuna di vivere i primi anni della mia vita in una zona piuttosto verde nella periferia Nord di Milano. Vicino a casa mia c'erano ettari di boschi oggi ormai rasi al suolo. Ho frequentato le elementari in una scuola molto particolare, a Bruzzano che mi ha dato la fortuna di passare cinque anni a contatto con animali da cortile, colombe pavoncelle, pesci, api, galline, asini, pecore, fagiani ecc. Li mi avvicinai agli insetti sociali per le prime volte. Soprattutto con le api e in particolare con i Fuchi: I poveretti venivano maltrattati dopo la sciamatura e io li raccoglievo e le tenevo in piccole teche con pareti in cera d'api lavorata per i telaietti. Li nutrivo e me li coccolavo. Un giorno nella biblioteca della scuola trovai e lessi un libro di cui ricordo ancora il titolo: "Kontika l'avventurosa formica". Rimasi affascinato dalle immagini grandi e dettagliate delle formiche; Non so come, ma ricordo che giaà a quel tempo, pensavo che la storia narrata fosse assurda, infantile e un po’ stupida.
Penso che uno dei primi ricordi che ho di allevamento di formiche e o ricerca, risalga alla IIa o IIIa elementare. Avevo trovato una piccola colonia di Myrmica sp. (che ai tempi chiamavo formica rossa primitiva), che se non sbaglio era stata messa alla luce da lavori a un tombino di una delle fontane presenti nel parco della scuola. Mi ricordo benissimo, come fosse ieri, che un mio compagno di classe per dispetto mi aveva buttato a terra il bicchiere di plastica bianco con i preziosi animaletti. A quel punto non ci vidi più dalla rabbia e gli saltai addosso stendendolo. Lui nel tentativo di difendersi, avvicinò le sue mani al mio viso e a quel punto ne approfittai per mordergli le dita, da buona formica. Mi ricordo che fu il morso che diedi con maggiore forza fino a quando non sentii cedere le sue falangi sotto i miei denti. Dopo di che lo abbandonai a se stesso, urlante e piangente e mi rimisi subito a recuperare le poverette. Come mi aspettavo accadesse, fui portato in presidenza, ma per fortuna, avevo sistemato quasi tutte le formiche. Altro ricordo, sempre negli stessi anni, era che la mattina facevo colazione con latte, zucchero e cioccolato in polvere (nota marca) e contemporaneamente tenevo davanti a me un vasetto con un formicaio di formiche gialle (doveva essere Lasius umbratus) nel quale c'era anche una giovane regina. Mettevo sopra una moneta da 50 lire qualche goccia di latte super zuccherato per la loro colazione. Mi piaceva vedere come l'addome delle operaie si dilatasse e cambiasse colore mentre si riempiva di latte. Ci tenevo molto a quella colonia perché avevo sempre avuto molta difficoltà a riprodurle. Solo anni dopo scoprii che si trattava di formiche parassite in fase di fondazione. Ottenni quella colonia fornendo a una regina dealata un bel gruzzolo di operaie dello stesso nido. Avevo tentato altre volte ma solo in quell’occasione mi andò bene. Mi ricordo che apprezzavo molto quella specie perché rispetto alle altre, aveva una tendenza quasi zero ad arrampicarsi sul vetro del barattolo. I nidi che usavo a quel tempo erano molto semplici, un barattolo di vetro, con al centro un tappo della schiuma da barba di mio padre (gli sparivano sempre) in modo da lasciare un'intercapedine di 1 cm o meno. Poi lasciavo cadere dei sassolini e ricoprivo tutto con la terra fino a raggiungere la sommità del tappo. Ai tempi non usavo antifuga, non ci avevo pensato. Per la fondazione delle nuove colonie usavo invece le scatole trasparenti di Tic-Tac. Non sapevo moltissime cose, anche perché non c'erano tante sorgenti d’informazioni, ma sapevo un sacco di cose che ancora oggi non so come l'avessi imparate. Purtroppo le mie colonie, eccetto quelle delle termiti, tendevano a scomparire durante le vacanze estive, nonostante le istruzioni al custode che ci guardava la casa. Le mie povere formiche morivano di fame o di sete. Un trauma ogni anno. Quelle che duravano di più, erano quelle che riuscivo a portare in vacanza con me. Già ai tempi avevo ben chiaro il sistema di "adozione" possibile con alcune specie di formiche, soprattutto con i Lasius. Quelle esperienze ancora oggi mi fanno guardare ad esempio ai Lasius emarginatus con sospetto, quando si tratta di utilizzarle come "assistenti" o balie. Ricordo di una regina di Lasius niger (gruppo) che tornato dalle vacanze, era ancora viva. Le diedi in aiuto gli unici bozzoli che riuscii a trovare e cioè Lasius emarginatus. Tutto sembrava andare bene, ma quando nascevano le operaie figlie legittime, le L. emarginatus le uccidevano tutte. Un casino insomma. Io dispiaciutissimo risolsi il problema aspettando che tutte le larve della regina si trasformassero in pupe per poi svuotare il barattolo (un trauma per le formiche poverine) e separando la regina dalle operaie di Lasius emarginatus. Tra gli errori che facevo, c'era quello di non dare insetti. Se mi facevo male, davo qualche goccia di sangue che spesso le formiche mangiavano, ma non era un alimento adeguato. Mi salvavo con il fatto di dare Latte intero + zucchero + cacao. Questo sistema è usato anche adesso da alcuni allevatori, magari senza il cacao. Se avessi avuto ai tempi una fonte d’informazioni attendibile e semplice, le cose sarebbero andate molto meglio. Questa fondamentalmente è l'idea sulla quale si basa questo mio lavoro, creato proprio nella speranza di poter tornare utile ai nuovi allevatori d’insetti sociali.